Cinque quesiti, nessuna risposta.

Oggi abbiamo assistito non soltanto a una sconfitta referendaria, ma a un cedimento profondo del senso civico e della partecipazione democratica. Il mancato raggiungimento del quorum non è solo un dato numerico, è il sintomo di una nazione stanca, disillusa e scoraggiata.
Eppure i temi proposti non erano astratti, ma radicati nella vita concreta delle persone. Vedere che una parte larga del Paese ha scelto di voltarsi dall’altra parte, magari per mero calcolo politico o per sfiducia, deve interrogarci tutti. Chi ha scelto l’astensionismo come strumento politico ha tradito lo spirito della Costituzione, ha colpito, in modo brutale, il cuore del patto repubblicano nato dalla Resistenza.

Ma proprio nei momenti più bui bisogna ricordare che la democrazia non è mai un dato acquisito, è una conquista quotidiana. E se oggi non ha parlato la maggioranza, non significa che la giustizia e il progresso sociale siano battuti per sempre. Al contrario, ci impongono più coraggio, più coerenza, più presenza fra la gente, raggiungendo quella parte del popolo che ancora esita, che nutre sfiducia o che, semplicemente, non ha ancora compreso l’importanza cruciale della partecipazione collettiva. È nostro dovere, con determinazione e passione, continuare a lavorare per costruire un futuro migliore per tutti.
Noi non ci pieghiamo, perché la storia non si scrive solo con le urne piene, ma con la tenacia di chi continua, anche in minoranza, a lottare per ciò che è giusto.