Greta Thunberg, le dinamiche internazionali e la provocazione necessaria.

Non è implausibile, in effetti, che dietro la figura di Greta Thunberg si muovano interessi e strutture di un certo peso, magari anche con la complicità o il sostegno di ambienti istituzionali e non escludendo la partecipazione, più o meno diretta, di rappresentanti del governo svedese. Questo non ne sminuisce necessariamente l’intento iniziale, ma ci impone di analizzare le convergenze di intenti che spesso si creano tra movimenti di base e centri di potere consolidati, ciascuno con le proprie finalità. È una dialettica complessa, che merita un’attenta osservazione.Per quanto concerne la missione della Freedom Flotilla, essa si configura senza dubbio come un atto di pura e deliberata provocazione. Non si poteva ignorare, infatti, la reazione che avrebbe suscitato. Tuttavia, definire tale azione una mera provocazione, senza coglierne il più profondo significato, sarebbe riduttivo. È, in realtà, un gesto politico forte, atto a scuotere le coscienze e a sollevare con forza l’opinione pubblica internazionale. L’obiettivo primario è quello di riportare all’attenzione dei media mondiali la drammatica e persistente condizione del popolo palestinese. Una condizione che, è bene ammetterlo con dolore, è stata progressivamente normalizzata, rischia di essere accettata come parte integrante del nostro quotidiano, un “usu receptum”. Questa assuefazione, questa normalizzazione di una situazione di oppressione e di ingiustizia, è il vero pericolo contro cui tali azioni intendono battersi. È necessario rompere il muro dell’indifferenza e ricordare a tutti che la questione palestinese è una ferita aperta che continua a sanguinare e che non può essere ignorata o derubricata a semplice consuetudine. L’azione della Freedom Flotilla, dunque, al di là delle sue implicazioni immediate, si pone come un appello etico e politico a non dimenticare e a prendere posizione, a lottare contro l’indifferenza globale, o finta tale, mossa quasi esclusivamente da interessi capitalistici.